A sentire le parole di Trump viene il sospetto che stia guardando alla Svizzera per non fare la fine dell’Italia.
Stavolta il vulcanico Trump fa sul serio o almeno sembrerebbe. Nel suo primo discorso al congresso, al grido di “rinnovare lo spirito americano” ha lanciato le linee guida per riportare il paese al ruolo che merita. Con le sue parole “smettere di pensare in piccolo e pensare in grande”.
Senza volermi perdere in discorsi politici, rischiosi ed ancor più quando c’è Trump di mezzo, ci sono alcuni punti che sono abbastanza condivisibili, anzi dovrebbero essere anche piuttosto scontati. Su tutti la rivoluzione in tema di imprese e tassazione.
Mentre tutti si concentrano sul suo essere xenofobo, sul Muro, sulla caccia a chi entra nel paese, forse l’attenzione dovrebbe spostarsi dal lato opposto: chi in questi anni dall’America è scappato. Ciò che ha proposto il magnate americano infatti, ridurre la metà dei tributi, abbassare il costo del lavoro, potrebbe finalmente portare a casa tantissime imprese che negli ultimi anni hanno delocalizzato.
Certo qualcuno piangerà e qualcuno teme che significhi meno soldi in cassa, giusto, ma bisogna decidere se la crescita di un paese e delle persone che ci vivono è data dalle tasse che si pagano o dalla ricchezza che si crea. Anche questa è una domanda retorica, vista dall’imprenditore ma che da sempre, Italia in primis ha visto la risposta sbagliata.
Trump, al di là se la metterà in atto o meno la sua rivoluzione, sta dicendo ciò che è sotto gli occhi di tutti. E che in Italia invece continua a non volersi guardare.
Giusto per capire di cosa stiamo parlando, come ha scritto Giuseppe Sabella sul Sole 24 ore, basta dare uno sguardo alle recenti rilevazioni della Banca Mondiale: il Total Tax Rate – ossia il livello dell’impatto totale del carico fiscale sul bilancio di una singola società – negli Usa è ora, prima del taglio annunciato, al 44%; in Italia è al 62%. Anche in Francia è alto (62,8%), mentre in Germania è al 48,9%, in Gran Bretagna al 30,9%, Spagna 49% e nell’area euro in media è al 43,5%.
La mia Svizzera? Qui fortunatamente siamo intorno al 20%.
Altro aspetto interessante sul quale ragionare è che, nonostante l’economia sia materia incerta, il taglio delle tasse e condizioni più morbide per gli imprenditori, sono quasi sempre state volano di crescita. Anche la bistrattata Spagna, per esempio, ha ripreso a correre o almeno ha visto un considerevole aumento della domanda interna. E ciò è coinciso con una semplice (ma forte) riforma fiscale.
Ecco perché i discorsi di Trump dovrebbero fare riflettere chi fa impresa.
- Da una parte bisogna sperare ed adoperarsi che anche in Italia si possa uscire presto dalla morsa e da una tassazione folle ed insostenibile.
- D’altra parte, come imprenditore, bisogna avere la lucidità di capire che se le cose non cambiano, o cambiano con eccessiva lentezza, bisogna essere noi a cambiare.
La vignetta con Snoopy “non sei un albero, se non ti piace puoi spostarti” è meno banale e più vera di quanto si pensi.
Buona fortuna a tutti gli imprenditori. Ma la fortuna spesso è data anche dalle nostre scelte.
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