Se sei un imprenditore, un professionista il concetto ti suonerà familiare.
Il consiglio più inflazionato è proprio questo: esci dalla tua zona di comfort.
L’esempio classico invece è quello della bicicletta:
ti ricordi quando eri giovane, la prima che si è tentato di andare in bici? Eri spaventato? Ne è valsa la pena?
Con questo ed altri esempi, oltre un mucchio di citazioni ed aforismi, si continua a dire, o intendere, che la colpa è quasi sempre nella pigrizia e nell’attaccamento alla propria comodità.
Però pensandoci: va bene l’idea di accettare sempre nuove sfide ma qualcosa non torna con il concetto di comfort.
Cosa c’è di comodo in chi fa impresa in Italia?
Dai non c’è niente di comodo nel fare impresa in Italia. Chi ci riesce deve farsi un applauso e bisognerebbe insignirli con la medaglia d’onore.
- Secondo una ricerca Istat del 2015 ma ancora attuale,
le imprese italiane devono faticare il doppio dei colleghi europei. La competitività dei costi è tra le più basse. (La competitività di costo delle imprese è un indicatore di valutazione della bontà delle aziende e della loro efficienza che rapporta il valore aggiunto per addetto e il costo di lavoro unitario.
In dieci anni tra il 2000 e il 2010 ha perso circa 10 punti percentuali, passando da 135.8 a 126.1. Al contrario, la Romania (prima in classifica) è passata nello stesso periodo dal 163.4 al 211.7. I due estremi si scontrano con una media europea che nel decennio è calata di circa 1 punto.)
- Pressione fiscale tra le più alte d’Europa. Si arriva a toccare una pressione media del 67%
- Una burocrazia elefantiaca che rallenta ogni processo
- L’eterno problema degli incassi delle fatture. Anche e soprattutto quando il creditore è la Pubblica Amministrazione.
A proposito di cose scomode si potrebbe anche parlare di questo che costerà all’Italia quasi 500 milioni di multe, come riporta Linkiesta.
Mi fermo qui per non infierire ma spero sia chiaro di comodo non c’è un bel nulla. Anzi.
Se sei un professionista, un imprenditore e sei d’accordo con me, direi allora di smettere con queste “pippe motivazionali”, giuste solo in parte, e passare all’azione.
Perché non andare a cercarsi davvero la propria comfort zone?
Altro che romperla ed uscirne fuori.