C’è un imprenditore italiano e uno svizzero… No, non è una barzelletta, è una storia fatta di somiglianze, ma soprattutto di differenze.
In Svizzera conviene, parola di italiano
Cosa succede ad un impresa varcando la frontiera, lo ha spiegato, Paolo Federici, titolare di una azienda che si occupa di trasporti e di spedizioni internazionali. Lui lavora a Milano, mentre il collega svolge lo stesso lavoro a Lugano.
Insomma, Federici, vi occupate entrambi di logistica, avete clienti in tutto il mondo, annoverate tra i vostri fornitori Compagnie di navigazione e compagnie aeree, eppure siete diversi…
“O lui è più uguale degli altri…”.
In che senso?
“Se un suo cliente non lo paga entro 30 giorni, il Tribunale Svizzero fa partire immediatamente un decreto ingiuntivo così che, al massimo entro un paio di settimane, lui ha incassato i suoi soldi. Se invece un mio cliente non mi paga…”.
Lo sappiamo, purtroppo non rimane che aspettare…
“Esatto, ma fosse solo questo…”
Che altro c’è?
“Se lui compra un telefonino, un computer, una stampante, un’auto, registra lo scontrino fiscale in contabilità e quella somma va tra i “costi” aziendali, se invece lo compro io devo chiedere la fattura, pagare con assegno o con carta di credito, passare tutto al commercialista che valuterà quale aliquota sia detraibile e quale no, quanta IVA (che comunque per noi è al 22%, mentre per gli svizzeri è all’8%) possa essere portata a credito, etc etc. Il tutto comporterà una serie di registrazioni contabili complicatissime (e quasi sicuramente sbaglierò, pur in buona fede, dando la possibilità al Fisco di trovarmi in castagna!)”.
Poi?
“Lo svizzero fa la dichiarazione IVA trimestralmente. Se è in debito, versa quanto deve versare. Se è in credito, lo Stato gli accredita quella somma immediatamente”.
E lei?
“Io faccio la dichiarazione IVA mensilmente. Se sono in debito, verso quanto devo versare. Se sono in credito, devo sperare di andare in debito il mese dopo, così da fare la compensazione. Altrimenti dovrò mettermi il cuore in pace ed aspettare almeno tre anni. E quando saranno passati tre anni, lo Stato Italiano, prima di farmi avere l’accredito, vorrà da me una fideiussione a garanzia (fideiussione che, naturalmente, ha un costo che io pago)”.
Capitolo tasse?
“Alla fine dell’anno, lui calcola la differenza tra quanto fatturato ai clienti e quanto pagato ai fornitori e su quella differenza (l’utile) paga le tasse (che in Svizzera non arrivano al 30%). Il mio utile alla fine dell’anno risulterà molto superiore a quello reale e così le tasse (che non dovrebbero superare il 45 per cento) diventeranno di più. I casi in cui si pagano tasse superiori all’utile non sono casi isolati! Se si pagano tasse superiori all’utile “reale”, significa che la tassazione supera il 100%. Se io ho il bilancio in utile “prima delle tasse” e in “perdita” dopo le tasse, i conti fateli voi”.
Cosa comporta tutto ciò?
“Che lo svizzero, dopo aver pagato le tasse, avrà somme disponibili da investire per crescere. Io dovrò arrabattarmi per inventarmi qualcosa. Che faccio, me ne vado (a Lugano) continuando a fare onestamente il mio lavoro, oppure devo inventarmi qualche soluzione disonesta per poter continuare ad operare in Italia?”.
Fonte: www.ilgiornale.it/news/economia
Cosa fare?
Abbiamo scelto di riportare una storia vera per rendere evidente l’enorme differenza di possibilità offerte agli imprenditori italiani rispetto dal territorio elvetico. Navigando questo sito è possibile saperne di più su come delocalizzare la propria impresa o avviare una nuova società in svizzera.
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