Votazioni federali, Economiesuisse favorirà l’assunzione di residenti
“Occorre mettere in atto “in maniera moderata e non burocratica” l’iniziativa UDC contro l’immigrazione di massa, in modo da limitare le conseguenze negative per la piazza economica svizzera”
Ad affermarlo è economiesuisse esprimendo delusione per il risultato delle urne. Le organizzazioni economiche si aspettano ora dall’UDC proposte concrete, che tengano debitamente conto degli interessi globali dell’economia. Gli ambienti economici – precisa un comunicato – “hanno compreso che è necessario utilizzare meglio il potenziale dei lavoratori in Svizzera, in particolare i giovani, le donne e le persone di una certa età”. Si impegneranno anche nella ricerca di soluzioni alla scarsità di alloggi e al sovraffollamento delle infrastrutture di trasporto.
Economiesuisse appoggerà anche il Consiglio federale nei suoi sforzi per spiegare ai partner europei che la decisione odierna “non è un rifiuto di principio degli accordi bilaterali, ma comporta nuovi negoziati sulla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’Europa”.
Una delle possibilità al vaglio è la reintroduzione di contingenti.
Intervista al nuovo presidente di economiesuisse Heinz Karrer:
Il 9 febbraio il popolo ha accolto l’iniziativa UDC sull’immigrazione di massa, contro il parere della maggioranza del Parlamento, del Governo e delle associazioni economiche. La politica e l’economia hanno fatto degli errori?
«La domanda si giustifica pienamente. Si è sviluppato un malessere riguardo la crescente immigrazione che è sicuramente stato trascurato. In altre parole: sul tema della via bilaterale negli ultimi 5 anni c’è stata un’erosione di consensi pari al 10%: lo scetticismo è cresciuto dal 40 al 50%. La domanda è: si sarebbe dovuto fare di più? Per esempio nell’esecuzione del diritto d’asilo, oppure con misure specifiche in regioni come il Ticino confrontato con un afflusso estremamente forte di lavoratori dal Nord Italia? O magari favorendo di più l’accesso al lavoro di uomini e donne sopra i 50 anni, o ancora essendo più restrittivi nella pianificazione del territorio? Io penso di sì, penso che si sono presi questi fattori troppo poco sul serio, sperando che fossero compensati da altri fattori».
La via bilaterale resta dunque la via da percorrere?
«Sono convinto di sì: l’accordo sui trasporti terresti per esempio è fondamentale, ma anche quello sull’agricoltura, o quello sugli ostacoli tecnici al commercio: abbiamo molti legami sostanziali con l’Europa. Non siamo membri dell’UE ma geograficamente siamo al centro dell’Europa, la via bilaterale ci permette di partecipare al mercato che ci circonda. Ci saranno sempre discussioni, perché l’UE si sviluppa e la Svizzera pure, sarà difficile, ma resta l’opzione giusta».